Tacito: i germani

La grande Germania

 

Il quadro dei Germani di Tacito, che accentua la moralità e la schiettezza di quella popolazione (in opposizione a tutti gli infingimenti e le ipocrisie della Roma imperiale), si diffonderà nella cultura tedesca sino a dar vita a un vero e proprio mito della razza. In particolare la Germania viene letta come descrizione autentica - anche perché dovuta ad un romano - di quello che in francese si chiamerà «le berceau de la race».

 

 

Tacito


 

 

  • In quest'opera, l'autore ritiene, come la tradizione precedente , che le caratteristiche fisiche e geografiche del luogo determinano automaticamente l'aspetto fisico e psichico degli abitanti; l'opera inizia infatti con un riconoscimento dell'autoctonia dei Germani, non contaminati da immigrazioni o rapporti con le altre genti.... già questo è certamente stato un punto sfruttato da molti studiosi dell'opera di Tacito, utilizzato per alimentare il mito della purezza e superiorità della razza tedesca.
  • i Germani sono estremamente diversi dai Romani: occhi minacciosi e truci, molto alti e robusti, proprio a causa del clima assai rigido e della scarsa fertilità del terreno. Ma ciò che traspare dal testo , è comunque la volontà di Tacito di elogiare la vita semplice , dedita all'ozio e, soprattutto , incorrotta dei Germani, distante da una società come quella Romana , in cui domina e dilaga il vizio e la corruzione: nel cap.19,1 egli afferma:

"Nemo illic vitia ridet, nec corrumpere et corrumpi saeculum vocatur"

(Nessuno lì ride dei vizi e non si chiama moda il corrompere o lasciarsi corrompere).

Tacito denigra, quindi, implicitamente ma aspramente la corruzione degli antichi boni mores che dilagava a Roma.
La visione dell'autore è etnocentrica...... proprio come quelle che poi verranno elaborate in Francia e soprattutto in Germania nel XIX secolo, secondo le quali i Germani prenderanno la rivincita sui popoli del Mediterraneo spostando il centro della civiltà verso il nord.

Icona iDevice Riflessione: la storia può influenzare la storia?

Tacito, dunque, esaltando una civiltà che, pur barbara, era pura, vuole evidenziare la sua nostalgia per una purezza di costumi che a Roma non c'era più.

Certo, egli mette in luce il lato "barbaro" dei popoli germanici, ma, allo stesso tempo se guardiamo bene nei testi ne esalta anche alcune cose buone, ancora incontaminate.

Può, la storia di Tacito, aver influenzato la Storia della Germania del 900, con il suo IDEALE DELLA RAZZA PURA?


 

Icona iDevice Attività di lettura
leggi i seguenti brani dell'opera di Tacito
poi rispondi alle domande di comprensione del testo o di completamento. Infine, controlla, premendo il bottone, la correzione.

14.

1. Sul campo di battaglia è disonorante per il capo esser superato in valore, per il seguito non uguagliare il valore del capo. È poi infamia e vituperio per la vita intera ritornare salvi dalla battaglia senza di lui: difenderlo, vegliare sulla sua sicurezza, ascrivere a gloria sua anche i propri atti di coraggio è supremo dovere. I prìncipi lottano per la vittoria, il séguito per il principe.

2. Se la tribù in cui sono nati s'intorpidisce in una pace lunga e inerte, molti giovinetti nobili ne raggiungono volontariamente un'altra, che allora conduca una guerra; tanto è sgradita a quel popolo la tranquillità, perché tra i rischi è più facile divenire famosi e perché non si mantiene un séguito numeroso se non con la violenza e con la lotta. Infatti dalla liberalità del capo si ottiene quel famoso cavallo da guerra, quella famosa framea, cruenta e vittoriosa; banchetti e imbandigioni non raffinate, ma copiose, tengono luogo di soldo.

3. Le guerre e i saccheggi forniscono i mezzi alla munificenza; e indurli ad arare la terra o ad aspettare il raccolto sarebbe meno facile che indurli a provocare il nemico e a meritarsi ferite. Anzi, sembra loro pigrizia e viltà acquistar col sudore ciò che potrebbero procurarsi col sangue.

15.

1. Quando non fanno guerra, trascorrono molto tempo a cacciare e ancora di più ad oziare, dediti al sonno e al cibo; i più forti e bellicosi non fanno nulla, ché la cura della casa, dei penati e dei campi è lasciata alle donne e ai vecchi e ai meno validi della famiglia. Essi intanto poltriscono: strana contraddizione della natura, che i medesimi uomini abbiano caro l'ozio e detestino la pace.

16.

1. È noto che i popoli germanici non abitano alcuna città e non sopportano nemmeno case riunite fra loro. Vivono in dimore isolate e sparse qua e là, a seconda che una fonte o una pianura o un bosco li ha attirati. Fondano villaggi non di edifizi insieme connessi, all'uso nostro: ciascuno lascia uno spazio libero intorno alla propria casa, o contro il pericolo d'incendio o per imperizia del costruire.

2. Non adoperano neppure pietre squadrate né tegole: per tutto si servono di legname greggio, senza preoccuparsi di renderne piacevole l'aspetto. Rivestono però accuratamente certe parti di una terra così f ine e lucida, da imitare la pittura e i disegni colorati.

3. Son soliti anche scavare dei sotterranei, e li caricano al di sopra di abbondante letame, per rifugio contro l'inverno e per depositarvi le biade, perché in tal modo mitigano il rigore del freddo; inoltre, se mai viene un nemico, saccheggia le località in vista, ma ciò che è nascosto sotto terra o rimane ignorato, o sfugge per il fatto stesso che bisogna farne ricerca.

17.

1. Per abito portano tutti un saio trattenuto da una fibbia o - mancando questa - da una spina; altrimenti, stanno nudi e passano intere giornate accanto al focolare. I più ricchi si distinguono per una sottoveste non fluttuante, come i Sarmati e i Parti, ma serrata e aderente alle membra. Portano anche pelli di fiera, senza raffinatezze quelli più vicini al mare, con maggiore eleganza quelli dell'interno, dove non arriva il commercio a portare alcun lusso. Scelgono gli animali e, dopo averli scuoiati, screziano i velli con pezzi di pelle dei mostri che vivono nel più remoto Oceano e nel mare sconosciuto.

2. Le donne vestono in maniera non diversa dagli uomini; senonché si coprono per lo più con tessuti di lino guerniti di porpora, e non prolungano la parte superiore del vestito a formare maniche. Le braccia sono nude fino alla spalla, e anche il sommo del petto rimane scoperto.

18.

1. I matrimoni però sono severamente regolati, e non vi è nei loro costumi nulla che meriti maggior lode. Infatti, quasi soli tra i barbari, si accontentano d'una moglie per ciascuno, eccettuati pochissimi, non per avidità sensuale, ma perché la nobiltà del loro sangue fa sì che molte famiglie ne ambiscano il connubio.

2. Non la moglie al marito, ma il marito alla moglie porta la dote. Assistono alla cerimonia i genitori e i parenti e valutano i doni, scelti non per appagare il gusto femminile né per fornire ornamenti alla sposa: sono buoi, e un cavallo imbrigliato e uno scudo con framea e spada. In cambio di tali doni si riceve la moglie, ed essa per parte sua porta qualche arma al marito: essi considerano questo il vincolo più forte, questo l'arcano rito, queste le divinità coniugali.

3. Perché la donna non si creda estranea ai nobili pensieri e alle vicende della guerra, dagli auspici stessi, all'inizio del matrimonio, è avvertita ch'essa viene associata alle fatiche ed ai pericoli, che in pace come in guerra soffrirà e oserà tanto quanto il marito. Questo è il significato dei buoi aggiogati, del cavallo bardato, delle armi donate. Così deve vivere e morire: quanto essa riceve, dovrà consegnarlo inviolato e sacro ai figli, dai quali lo riceveranno le nuore e a loro volta lo trasmetteranno ai nipoti.

1. Vivono dunque ben difese nel loro pudore, non corrotte da attrattive di spettacoli né da eccitamento di conviti. Uomini e donne ignorano ugualmente i segreti della scrittura. Rarissimi, tra gente così numerosa, gli adulteri, dei quali il castigo è immediato. Ne è esecutore il marito, che scaccia di casa la donna, dopo averla denudata e averle reciso le chiome, e sotto gli occhi dei parenti la insegue a sferzate per tutto il villaggio. Non c'è infatti perdono per colei che si è prostituita: né bellezza, né gioventù, né ricchezza le farebbero trovare uno sposo. Perché là i vizi non destano riso, e non si dà il nome di moda al corrompere e all'essere corrotti.

2. Più sagge ancora sono quelle tribù, dove vanno a nozze soltanto le vergini, e la speranza e i voti della sposa non si appagano che una volta; esse prendono un solo marito, così come hanno un solo corpo e una sola vita, perché il loro pensiero e il loro desiderio non vadano oltre e perché non il marito, ma il matrimonio sia da loro amato. Limitare il numero dei figli o uccidere qualcuno di quelli nati in soprannumero è ritenuto colpa infamante, e là i buoni costumi valgono più che le buone leggi in altri paesi.

20.

1. I bambini crescono in ogni casa nudi e sudici, eppure acquistano quelle membra, quelle corporature che noi guardiamo con meraviglia. Tutti vengono allattati dalla propria madre; non si affidano mai ad ancelle o a nutrici. Nessuna raffinatezza di educazione distingue il padrone dal servo: trascorrono la vita tra i medesimi animali domestici e sul medesimo terreno, finché l'età viene a distinguere dagli altri i nati liberi e il coraggio a rivelarli.

2. I giovani conoscono tardi il godimento sessuale, il che assicura loro una inesauribile forza virile. Né vi è fretta di maritare le fanciulle, che uguagliano gli uomini nel vigor giovanile e nella statura; vanno a nozze quando forti al pari di loro, e i figli rinnovano la gagliardia dei genitori.

 



1. Che cosa è disonorevole sul campo di battaglia? E che cosa è infamia?

2. Che idea hanno dell'essere famosi fra giovani o fra soldati?

3. Qual è il modo per mantenersi tante persone attorno?

4. Che cosa fanno per vivere bene?

5. Perché non lavorano i campi?

6. E' meglio il sudore, o il sangue?

7. Qual è la contraddizione che si nota in loro?

8. Hanno delle città come Roma?

9. Con quale criterio e fine costruiscono le loro case?

10. Quale uso fanno del letame?

11. Cosa pensano della nudità?

12. Come si vestono?

13. C'è una frase uguale a Cesare, De Bello Gallico, I,1, riguardo a chi abita più all'interno: trovala.

14. Le mogli hanno parte nelle decisioni?

15. Chi porta la dote nel matrimonio?

16. Che differenza c'è fra le donne di Roma (pensiamo a Clodia) e queste?

17. Ed i figli come crescono? Che ruolo hanno le nutrici, importantissime a Roma?

18. Ed il sesso? Come è considerato tra i giovani?